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Il Pnrr? “Un’occasione che Verona non può perdere” Il messaggio lanciato dall’assemblea dell’Ordine degli Ingegneri di Verona

Il Pnrr, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, può essere una grande opportunità per il territorio di Verona e provincia, se si sarà in grado di non perdere l’occasione e non si avrà paura di cambiare e investire su fronti nuovi, percorrendo strade inedite. È questo il messaggio che arriva dall’Assemblea dell’Ordine degli Ingegneri del Veneto, che ieri sera a Verona ha fatto il punto proprio sulle prospettive locali del Recovery Plan, in particolare sul fronte delle energie rinnovabili, della digitalizzazione, della mobilità e dell’efficientamento energetico.

“Non solo è un tema attuale ma riguarda direttamente la nostra professione – ha sottolineato

Andrea Falsirollo, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Verona e provincia che conta 2.800 iscritti –: il tema della sostenibilità ci porrà di fronte a nuove sfide e scelte importanti, da cui dipenderà il nostro futuro. Non possiamo vincere queste sfide mantenendo lo status quo: sarà fondamentale cambiare le regole, anche dal punto di vista paesaggistico, autorizzativo, per cercare di semplificare tutto l’iter inserito nel Pnrr”. E ha aggiunto: “Le uniche energie veramente rinnovabili sono sole, acqua e vento. Il sole lo troviamo ovunque, ma la domanda è: basteranno solo i tetti degli edifici per fornire energia prelevata dal sole? L’obiettivo primario è la sostenibilità del Pianeta, allora dobbiamo chiederci: se dovessimo fare un parco eolico in una regione con un assetto  paesaggistico rilevante saremmo favorevoli? I beni paesaggistici e la popolazione locale saranno probabilmente contrari. Tuttavia, con ottica globale, quel parco eolico eviterà lo scioglimento dei ghiacciai e allora saremmo favorevoli o contrari? Così nel caso del fotovoltaico a terra, si tratta di scegliere tra sostenibilità e status quo”.

Il sindaco di Verona Federico Sboarina nei saluti introduttivi ha evidenziato l’importanza della ripresa degli eventi in presenza, come l’Assemblea, per far ripartire davvero la città. “L’accesso agli uffici dell’edilizia privata è una criticità – ha ammesso -. Il mezzo milione di euro che abbiamo messo sulla digitalizzazione significa proprio  dare un segnale che per noi era una priorità da risolvere. Sono poi orgoglioso e contento del lavoro fatto rispetto alla variante 29 e auspico che il percorso anche all’interno del consiglio comunale sia spedito. Inoltre una rigenerazione così importante all’interno della città è una grande opportunità di lavoro per tutta la filiera”.

Il Presidente della Provincia Manuel Scalzotto ha ricordato: “Ci sono 98 comuni in provincia di Verona: cosa potremmo fare se avessimo una centrale di committenza unica? Potremmo produrre opere pubbliche più celermente, collaborare e tribolare meno tutti”.

La Vicepresidente della Regione Elisa De Berti ha sottolineato: “Negli ultimi mesi ci siamo sentiti spesso con il presidente Falsirollo su vari temi, dalla classificazione sismica al prezzario regionale delle opere pubbliche, di cui oggi ho portato in giunta l’aggiornamento 2020 e 2021. Di Pnrr si sa molto, ma anche ancora poco. Non si è ancora aperto un tavolo di confronto con le Regioni sulla distribuzione delle risorse sul territorio. La maggior parte delle risorse andrà alla Regioni del Sud. Ciò che auspico è che venga aperto un dialogo con le Regioni, perché altrimenti si rischierebbe di perdere una grande occasione. Di opportunità ce ne sono. Una delle grandi sfide è la progettualità, in modo da essere pronti per accaparrarci eventuali risorse non spese da alcune Regioni”.

Si è quindi svolta una tavola rotonda dedicato all’impatto del Pnrr sul territorio veronese. Di seguito una sintesi degli interventi.

Emiliano Pizzini, vicepresidente di Italia Solare:Il fotovoltaico installato sui tetti non è sufficiente: non basterebbero infatti tutti i tetti d’Italia per soddisfare gli obiettivi di energie rinnovabili che si è dato il nostro paese. Senza tener conto che tanti di questi non potrebbero essere utilizzati perché in zone vincolate. Occorre quindi lavorare anche su altre soluzioni, come l’off-shore. Il fotovoltaico su terreni agricoli rappresenta soluzioni che si possono facilmente rimuovere e benefici studiati in diversi Paesi. L’utilizzo dovrebbe essere quindi visto come un valore aggiunto, ma certamente deve essere regolamentato. Chiediamo di usare le aree marginali, non quelle DOC. Siamo ancora in attesa di linee guida che identifichino cosa si intende esattamente per agri-fotovoltaico. Ciò che al momento blocca sono le autorizzazioni”.

Stefani Casali, presidente AGSM-AIM: “Il Protocollo di Parigi ci pone una carbon neutrality entro il 2050, quindi i nostri investimenti vanno proprio in questa direzione, oltre al nostro impegno nella valorizzazione del ciclo del rifiuto completo. A Ca’ del Bue non potrà mai essere fatto un inceneritore, la legge lo vieta, ma in questa immensa realtà industriale vorremmo diffondere questa nuova filosofia di energia e ciclo del rifiuto. Inoltre, stiamo pensando al fotovoltaico in un’area calda, dove il sole picchia forte. Dunque, puntiamo sull’energia pulita sana e rinnovabile, e lo faremo con 140 milioni circa da qui al 2024”. Quindi sulla mobilità ha aggiunto: “Le proiezioni ci dicono che circa il 50% dei veicoli sarà totalmente elettrico nel 2030, dunque dobbiamo attrezzarci su questa mobilità. In quanto alle colonnine, entro l’anno a Verona ci saranno 100 punti di ricarica. Nel piano industriale, vorremmo arrivare a 350 colonnine tra Verona, provincia e parte della provincia di Vicenza. In previsione del 2050, credo che un grande contributo possa venire proprio dall’idrogeno. E noi di Gsm stiamo realizzando diversi studi su questa possibilità”.

Roberto Giacobazzi, professore della Scuola di Scienze e Ingegneria dell’Università di Verona:La digitalizzazione è una delle fette più importanti del Pnrr. L’Italia sconta un ritardo colpevole: c’è voluto il Covid per svegliare una nazione. C’è la necessità di una infrastruttura nuova, adeguata ai tempi e soprattutto è necessario educare le persone al digitale. Se un ragazzo oggi non può non sapere l’inglese, il ragazzo di domani deve saper programmare. Il futuro è sviluppare servizi intelligenti e dare intelligenza alla rete e alla nostra società”.

Andrea Lusenti, Direttore Generale Cassa Padana: “Con il Superbonus il sistema bancario ha faticato, soprattutto per la novità della cessione dei crediti di imposta che ha avuto bisogno di un po’ di tempo per essere messa a regime. Quindi il progetto Superbonus è partito un po’ in sordina, ma ora tutti gli anelli della catena funzionano perfettamente. Il settore bancario è molto coinvolto nel cambiamento di visione dal punto di vista ambientale ed energetico, sia da un punto di vista etico ma anche perché da quest’anno lo stress test inserirà anche codici relativi all’attenzione alla sostenibilità delle imprese e le aziende che non si adegueranno a questi interventi saranno penalizzate. Ecco quindi che i consulenti avranno un ruolo importante su questo fronte”.

Roberto Mantovanelli, presidente Acque Veronesi: “La tutela della risorsa idrica per noi è l’aspetto più importante. Alcuni dei nostri progetti riguardano il prolungamento di alcune dorsali e la creazione di una terza dorsale da Montorio a Velo Veronese. Quanto invece alle perdite di risorse idriche, abbiamo previsto interventi consistenti, per 10 milioni di euro del piano. Stiamo comunque lavorando su tutti i fronti, avendo dimostrato negli anni di saper spendere i fondi e portare risultati concreti”.

Francesca Toffali, Assessore Fondi UE e Innovazione tecnologica del Comune di Verona:Nel Comune di Verona abbiamo un piano di digitalizzazione che permea tutti i settori. Ci stiamo preparando per accogliere dei fondi che ci auguriamo vengano indicizzati verso questo fronte, permettendoci di intervenire sui servizi ai cittadini ma anche sulla gestione da remoto di tutti i servizi (come illuminazione, sicurezza, irrigazione). Siamo anche appoggiati alle aziende partecipate e quindi la loro progettualità diventa la nostra progettualità. Stiamo però aspettando di sapere cosa verrà finanziato dal Recovery Plan perché ad oggi non abbiamo alcuna informazione a riguardo e per questo siamo un po’ confusi e smarriti”.

Loris Bisighin, consigliere provinciale con delega all’efficienza energetica: “Anche la Provincia è impegnata nel Pnrr, con tre progetti di fattibilità presentati, che riguardano la messa in sicurezza del Palazzo Capuleti, per un importo di 19 milioni di euro; il rifacimento della scuola Giorgi, per 19 milioni di euro; il Palazzo Scaligero. Stiamo inoltre dando una mano ai Comuni e aumentando la sensibilità verso il settore ambientale. Nel bando dello scorso anno, tra i nostri 98 Comuni, la richiesta è stata da parte di 65 Comuni, per un totale di 1.600mila euro.

Marco Andreoli, Presidente della Terza Commissione Regionale Energia e Agricoltura: “Le opportunità del Pnrr saranno molte anche se il documento che ci è tornato da Roma dopo le nostre analisi è un po’ deludente. Il Veneto nei mesi scorsi ha fatto la sua parte, mandando 155 progetti attuativi a Roma nel 2020. Ci aspettavano qualcosa in più, maggiori risorse  sui territori e meno nei ministeri, meno cabine di regia centrali e più competenze locali. Ci sono esempi lampanti come la Pedemontana: da opera statale diventa cadavere eccellente, ma quando passa in mano alla Regione Veneto in tempi record diventa il più grande cantiere d’Italia che oggi è realtà e tutti possono percorrere.”.

Piergiovanni Ferrarese, Confagricoltura Giovani: “Il Pnrr è un’opportunità che non possiamo perdere. Al comparto agricolo sono riservati 6,4 miliardi di euro destinati a 3 pilastri, il primo è quello che vede oltre 2 miliardi per il miglioramento e l’efficientamento delle rinnovabili ovvero il biogas, che se fatto bene conviene a tutti. Il secondo pilastro vede 1,5 miliardi per l’agri-fotovoltaico, che è una grande opportunità per il comparto agricolo, una valida alternativa in aree marginali in cui è impossibile pensare a una coltura oppure in aree dove è possibile un connubio, penso alle stalle per le galline ovaiole o a serre in cui coltivare mirtilli, more e piccoli frutti, che possono avere come tetto i pannelli. Ricordo che dovremmo in pochi anni rispondere a 22 milioni di mq di superficie coperta da pannelli per poter rispettare gli obiettivi che ci siamo dati. Obiettivi che non possiamo pensare di raggiungere solo coprendo i tetti delle case”.

 

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